U.S.A. (Southwest)

26 luglio – 12 agosto 2008

– Ennesimo on the road negli Stati Uniti, dal delirio autostradale di Los Angeles alla pace dei deserti e degli altipiani.

 

La Toyota Corolla che ci ha accompagnato per tutto il viaggio (Monument Valley, 2008)

La Toyota Corolla che ci ha accompagnato per tutto il viaggio (Monument Valley, 2008)

26 luglio 2008 – Da Roma a Los Angeles

F: La giornata inizia all’alba con il treno per Fiumicino preso in corsa, un lungo check in e un lunghissimo volo per LAX. Solito carosello di pasti a bordo, film, musica e pisolini che sono sempre troppo brevi.

S: Tutto sommato il viaggio è stato piacevole e non siamo arrivati completamente distrutti.

F: Atterriamo che qui è ora di pranzo. Lunga fila al controllo passaporti, al controllo doganale, al noleggio auto. Finalmente siamo fuori e stavolta con tanto di navigatore satellitare che ci porta in un baleno al nostro Hampton Inn a nord di Los Angeles, San Fernando Valley. Guidando con la nostra Toyota vediamo cartelli con famosissimi nomi di strade: Mulholland Drive, Sunset Blvd., etc.
Ma la prima tappa di oggi è la spiaggia di Malibu che raggiungiamo attraversando Santa Monica. Non è la spiaggia tropicale che mi aspettavo. Palme sì, ma anche molto smog che circonda le montagne con un effetto suggestivo e inquietante. Tantissimi surfisti, alcuni molto bravi. Gabbiani e cormorani dividono la spiaggia con i turisti.

Surfisti a Malibu Lagoon (Malibu, 2008)

Surfisti a Malibu Lagoon (Malibu, 2008)

S: E poi fa freddo! Mi ci devo rassegnare: la costa che dà sull’oceano è fredda.

F: Ceniamo in un “Thai Deli Sushi Bar” sulla Pacific Coast Highway. Sushi di salmone così così, buoni i Californian Rolls e spettacolare zuppa thailandese di gamberi e cocco. Torniamo in albergo con le ultime energie rimaste dopo una giornata di 36 ore.

27 luglio 2008 – Hollywood, Universal Studios

F: La notte dormiamo poco e male ma all’inizio è normale che sia così. Dopo la colazione in albergo andiamo a messa a Pacoima nella Chiesa di Maria Immacolata. Il coro è composto da mariachi. Serena all’uscita compra anche il loro CD.
Seguono peripezie per riuscire a cambiare in dollari gli euro che ci siamo portati da casa (il cambio dell’aeroporto ieri era chiuso). Alla fine ci riusciamo e non è poi così tardi per dedicare il resto della giornata agli Universal Studios.
Lunga fila per entrare (e lunghe file all’interno, poi), ma ne vale la pena: Shrek in 4D, un cabaret sugli effetti speciali, Backdraft, il classico Universal Tour e l’incredibile The Simpson Ride riempiono il nostro pomeriggio mentre su LAX comincia a soffiare un vento gelido.

Federico si beve una birra Duff alla faccia di Krusty il clown (Los Angeles, Universal Studios, 2008)

Federico si beve una birra Duff alla faccia di Krusty il clown (Los Angeles, Universal Studios, 2008)

S: Il Simpson Ride è un’esperienza assolutamente fantastica. Da consigliare a tutti quanti per il realismo della simulazione in cui si è immersi.

F: Ceniamo con pollo fritto direttamente negli studios e poi facciamo una passeggiatina lungo il Walk. Anche per oggi siamo cotti: domani ci aspetta The Joshua Tree.


28 luglio 2008 – Joshua Tree Park

F: Lasciamo una nuvolosa Los Angeles per raggiungere il Joshua Tree National Park. Sono circa tre ore di guida. Ma prima di vedere il panorama desertico che stiamo desiderando da mesi ce ne vuole.
Abbiamo preso alloggio in un “Motel Six” a 29 Palms, a 5 minuti dall’ingresso del parco. Ci dirigiamo subìto lì. Prendo il park pass che ci accompagnerà per tutto il viaggio, qualche mappa e siamo pronti per iniziare l’esplorazione.
Il parco è di una bellezza inaspettata. Io credevo si trattasse di un deserto dove ogni tanto spuntavano arbusti cespugliosi. Invece è un ambiente ricco di varietà e di vita. Iniziamo dalle formazioni rocciose che ricordano gli scogli levigati e giganteschi delle isole tropicali.

Split Rock (Joshua Tree Park, 2008)

Split Rock (Joshua Tree Park, 2008)

Poi attraversiamo sterminate distese di joshua e subito dopo tornano le accumulazioni di pietre, stavolta più piccole. Ancora piante di yucca circondate dai buchi delle tane dei topo-canguri. Vediamo anche qualche scoiattolo del deserto e una lucertola zebrata.
Il panorama che si vede da Key View è bellissimo: una vista a perdita d’occhio della cresta di montagne della San Bernardino Valley. Ci concediamo anche una escursione fino alla diga di Barker, ormai in disuso, ma ancora “in servizio” per gli animali che la usano come riserva naturale d’acqua. E infatti qui troviamo cinque o sei stambecchi che riposano su una parete di roccia.
Siamo cotti dal sole. Stiamo girando da quattro ore. Decidiamo di tornare al motel: la seconda parte del parco la visiteremo comunque domattina prima di partire per la prossima tappa.
Dopo un breve riposo in motel andiamo a fare un po’ di spesa al “7 Eleven” e poi a cenare da Denny’s. Appena il sole tramonta torniamo nel parco per vedere il cielo stellato mentre il deserto è immerso nelle tenebre. Le stelle che riusciamo a vedere non sono tantissime (erano molte di più l’estate scorsa quelle viste dal Borneo), ma Serena riesce a vedere una stella cadente.

S: In effetti non siamo rimasti molto a guardare le stelle. Avevamo un po’ paura che ci capitasse qualcosa.

29 luglio 2008 – Phoenix, Arizona

F: Ci svegliamo molto presto così abbiamo l’occasione di goderci il deserto… deserto. Nel Joshua Park alle 7.30 del mattino ci siamo solo noi e le lucertole. Un silenzio meraviglioso. Ci fermiamo a vedere il Cholla Garden, una distesa di cactus cholla. Quando torniamo in macchina avviene IL contrattempo: Serena si accorge che intorno alla nostra auto ronzano un bel po’ di api. Saliamo di corsa per non farle entrare, ma una riesce a infilarsi. Apriamo per farla uscire e invece… ne entrano dodici. Fuggiamo dalla macchina ormai in possesso delle api. Siamo soli nel deserto con una macchina inutilizzabile. Dopo un quarto d’ora passa un camper. Chiediamo di avvertire i ranger. Il camper riparte. Aspettiamo, ma la situazione nel frattempo è critica: siamo assediati dalle api che sembrano particolarmente attratte dall’olio solare che ci siamo spalmati stamattina. Dopo un’ora di questo supplizio finalmente arriva una ranger, ma ormai le api si sono stancate di giocare con la nostra macchina (e con noi…) e hanno liberato il campo. La ranger controlla che sia tutto a posto e ci lascia ripartire. Siamo un po’ provati ma almeno avremo qualcosa di avventuroso da raccontare.

La quiete di Cholla Garden, poco prima dell'assalto delle api (Joshua Tree Park, 2008)

La quiete di Cholla Garden, poco prima dell'assalto delle api (Joshua Tree Park, 2008)

S: Già dall’inizio di questa vacanza abbiamo capito che la “wildlife” sarebbe stata abbondante e… affettuosa.

F: Chiudiamo in fretta il giro del parco: breve visita della Cottonwood Springs (bella) e poi uscita sulla I-10 verso Phoenix che useremo come base intermedia prima di proseguire il nostro viaggio.
Alloggiamo al Ramada. Spesa al “7 Eleven”. Pomeriggio in piscina e cena in camera.

Federico e il saguaro (Saguaro National Park, 2008)

Federico e il saguaro (Saguaro National Park, 2008)

30 luglio 2008 – Saguaro National Park

F: Facciamo il pieno di benzina e partiamo alla volta del Saguaro National Park a due ore e mezza circa di guida.
Serena è felicissima di vedere finalmente questi cactus che sono comunque davvero meravigliosi.

S: Non vedo l’ora di farmi le foto con le braccia alzate in posa da Saguaro.

F: Ancora una volta ci eravamo immaginati un paesaggio deserto e invece ci troviamo all’interno di una selva arida ma ricca di piante.
Alle 14 siamo di nuovo in macchina. Destinazione: Holbrook. La strada che ci porta qui, attraversando anche alcune riserve indiane, è semplicemente meravigliosa. Saguari, montagne dai colori stratificati, agavi incredibili e sopra tutto questo i falchi che volteggiano.
Il deserto si trasforma in foresta e la foresta in prateria. E noi che temevamo di annoiarci in questo viaggio di 4 ore…
Troviamo alloggio in un motel che stavamo “puntando” da Roma. Il Wigwam: ogni stanza è in realtà la ricostruzione di un teepee indiano. Molto kitsch americano, ma in fondo molto divertente.
Ceniamo in un tex mex sulla Route 66: cheeseburger per serena e enchiladas per me.

Una tenda per la notte (Holbrook, 2008)

Una tenda per la notte (Holbrook, 2008)

S: E così incidentalmente abbiamo anche percorso la storica Route 66. Una cosa che non avevo previsto di fare in questo viaggio e che mi fa sentire molto “on the road” 😀

31 luglio 2008 – Petrified Forest National Park

F: Risveglio nel teepee all’alba e velocissima colazione fai da te. Alle 7 siamo già alla Petrified Forest. Appena superato il visitor center vediamo un giovane cervo sul ciglio della strada che ci dà il benvenuto. Ci guarda per qualche secondo, poi fugge.
Anche questo parco si dimostra bello oltre le nostre aspettative: il paesaggio lunare è immerso in una prateria sterminata incorniciata da montagne multicolore.

S: Siamo stati messi sull’avviso più o meno ogni cinque minuti di non toccare gli alberi pietrificati, di non portarne via i frammenti e di non “molestare” le rocce. Ora, in che modo si può *molestare* una roccia?

Tronchi fossili (Petrified Forest National Park, 2008)

Tronchi fossili (Petrified Forest National Park, 2008)

F. Passeggiamo tra i tronchi fossili e ci godiamo il panorama spettacolare della mesa e del painted desert dai punti di osservazione.
Alle 11.30 abbiamo completato la visita del parco e ci rimettiamo in macchina, direzione Santa Fe.
Arriviamo nel pomeriggio e prendiamo alloggio nel bellissimo Hotel Hacienda, un grande pueblo gestito da nativi americani. Siamo davvero stanchi: passiamo il resto del pomeriggio a riposare e poi ceniamo nel ristorante interno: piatti che vorrebbero ispirarsi alla cucina dei pellerossa ma che a me sembrano più che altro ricette tradizionali molto rivisitate. Per fortuna è tutto molto buono: bisque d’astice, salmone al tartufo, agnello, parfait di limone e torta di albicocche.

S: Hotel bellissimo, ma forse non c’era bisogno di allargarsi tanto, perché a Santa Fe c’erano molti altri alberghi caratteristici a prezzi forse più bassi. Ero molto curiosa di vedere Santa Fe perché la guida ci diceva che è una delle rarissime città degli Stati Uniti ad avere un centro storico, come le nostre città europee. In effetti il centro c’è, anche carino, ma forse l’apparenza è un po’ troppo nuova.

01 agosto 2008 – Santa Fe

F: Oggi finalmente non dobbiamo guidare! Dopo la colazione in albergo iniziamo a esplorare la città a piedi iniziando dalla plaza e proseguendo con la bella cattedrale dedicata a san Francesco. Poi facciamo un giro per il museo di arte contemporanea dove espone un artista locale che scopiazza un po’ da Warhol, Bacon e Rothko… Ci rifacciamo visitando il Georgia O’Keefee Museum e proseguiamo con la deludente Loretto Chapel e la San Miguel Mission.
Santa Fe è una città carina ma un po’ troppo turistica: negozi di artigianato a ogni angolo e gallerie d’arte a profusione, quasi a voler ostentare l’aspetto di città d’arte.
Pranziamo in un locale carino in Old Santa Fe road, poi andiamo a vedere il santuario della Madonna di Guadalupe.

S: In questo si vede forse la città di ispirazione europea: la possibilità di visitare molte chiese artistiche e storiche, cosa che capita raramente negli Stati Uniti.

F: In albergo per riposino pomeridiano.
Nel pomeriggio andiamo a farci un giro per Canyon Road, la strada più trendy di tutta Santa Fe, costellata di gallerie d’arte e ristorantini. Ma più che le fantasiose sculture esposte all’aperto ciò che attira la nostra attenzione è soprattutto la fauna locale di artisti, collezionisti e galleristi vari.

S: Qui è emersa un’altra caratteristica di questo viaggio: molto di quello che avevamo letto sulle guide ha suscitato nella nostra mente delle immagini che si sono poi rivelate molto diverse nella realtà. Questa Canyon Road ce la figuravamo un po’ come via Margutta e invece è qualcosa di molto differente, così come il “centro storico” di Santa Fe.

F: Vorremmo cenare in un ristorante tipico vicino alla stazione, ma c’è da fare un’ora di fila. Così ripieghiamo sul vicino Dominicq dove mangiano un’ottima zuppa azteca e enchiladas e burrito.

02 agosto 2008 – Mesa Verde National Park

F: Di buon mattino lasciamo l’albergo di Santa Fe per raggiungere Cortez in Colorado, togliendoci così subito il pensiero delle quotidiane quattro ore di guida…
Arriviamo comunque sufficientemente presto per fare un primo giro esplorativo della mesa. Il panorama all’inizio è stupefacente, poi si dimostra meno incredibile di quello degli altri parchi. C’è da dire che questo è più un sito archeologico che naturalistico. Anche per questo motivo prenotiamo due escursioni guidate da ranger, una per domani e una per dopodomani.
Alle 18.30 siamo alla Chiesa di St. Margaret per la messa. Organizzazione come sempre impeccabile. qui chiedono addirittura se c’è qualche forestiero e tutti si stupiscono quando diciamo che veniamo dall’Italia.

S: Forse pochi italiani vanno a messa all’estero? 😛

F: Ceniamo da “Pizza Hut”.

S: …in compagnia di innumerevoli italiani… 😛

03 agosto 2008 – Mesa Verde National Park

F: Giornata di camminate: iniziamo alle 9:30 del mattino con l’escursione al bellissimo “Cliff Palace”. Sono rovine di un pueblo dei nativi risalente al 1200 ca. La visita è guidata da un ranger e si snoda attraverso scalini irregolari di pietra e passaggi angusti. Nulla di particolarmente impegnativo: anzi, questo è il tour più facile. Ce n’era uno in cui un tratto andava fatto procedendo carponi in un tunnel largo 50 cm…

S: Eeeh, quella sì che mi sarebbe piaciuto farla!

Rovine di un pueblo sulla parete di roccia (Mesa Verde, 2008)

Rovine di un pueblo sulla parete di roccia (Mesa Verde, 2008)

F: Dopo il cliff palace ci facciamo per conto nostro il Soda Trail: altri 40 min di camminata… Da qui però la vista sulla Balcony House è spettacolare. Avvistiamo anche un’aquila che volteggia sopra la mesa.
Il resto della mattinata lo passiamo esplorando tutta la zona sud del parco con numerosi stop nei punti panoramici e nei vari siti archeologici. A pranzo ci fermiamo a mangiare qualcosa in uno dei ristoranti all’interno e poi ci concediamo l’ultima escursione della giornata, alla Spruce Tree House, ennesimo “cliff dwelling” del parco.
Torniamo al motel per un meritato riposo pomeridiano.
Facciamo quindi una passeggiata per Cortez downtown. La cittadina è quasi deserta, ma riusciamo comunque a prenderci un’ottima birra in un’improbabile birreria… tedesca. Poi andiamo da wal-mart a comprare un po’ di CD che ci faranno compagnia durante il resto del viaggio. Quindi chinese take-away…

S: …non riesco a farmi dare il cibo cinese take-away in quelle meravigliose scatoline di cartone che si vedono nei film. Forse ho capito perché: ogni porzione è talmente abbondante che non c’entra in una scatolina, allora te la mettono in grandi contenitori di polistirolo. Quindi la prossima volta mi raccomanderò: porzioni piccole e tante scatoline.

F: Di nuovo in stanza a vedere telefilm.

04 agosto 2008 – Arches National Park

F: Lasciamo il Rodeway Inn e con la macchina di nuovo carica di bagagli ci apprestiamo a compiere l’ultima escursione guidata della Mesa Verde, più precisamente al sito archeologico di Wetherhill.
Per raggiungerlo dobbiamo fare un tratto in macchina lungo una strada scoscesa, poi un breve tragitto in tram e infine un percorso a piedi tra scale e tornanti guidati da un ranger.

S: Strenuous…

F: Il sito è bello ma c’è da dire che ormai ne abbiamo visti abbastanza di cliff dwellings e kiva.
Così lasciamo finalmente la Mesa Verde alla volta di Moab che useremo come base per visitare Arches.
Troviamo alloggio in un motel della catena Days Inn. L’esterno è squallido. Paradossalmente le stanze sono invece molto carine. Ci sono anche frigo e forno a microonde così decidiamo di andare a fare un po’ di spesa per la cena di stasera. Entriamo anche in una piccola libreria molto curata dove riesco finalmente a comprare una copia del mitico “the believer”…

S: …e due magliette molto carine inneggianti alla lettura.

F: Siamo pronti per Arches. Fin da prima del visitor center il paesaggio è già mozzafiato. Pareti di roccia rossa, guglie dalle forme assurde, macigni in bilico. Da un momento all’altro mi aspetto di veder passare wilcoyote e beep-beep.
Tiriamo dritti fino all’area del Devil’s Garden dove facciamo una lunga escursione a piedi e vediamo i primi archi (Tunnel, Pine Tree e Landscape). Poi torniamo indietro e ci fermiamo nei punti panoramici, tra cui quello davvero impressionante di Fiery Furnace.
Ma il momento più bello della visita è il lungo percorso che facciamo per raggiungere il promontorio da cui si gode la vista sul Delicate Arch. È ormai il tramonto. La valle intorno ha colori indescrivibili e sebbene la zona sia piena di turisti io e Serena riusciamo a ritagliarci un momento di pace e silenzio su uno degli speroni più esterni del percorso.
Torniamo in motel stanchi ma più che soddisfatti.

S: Oggi, per la prima volta, abbiamo sperimentato l’unico vero disagio delle vacanze d’agosto: la folla. Speriamo che non ci causi altri inconvenienti.

05 agosto 2008 – Di nuovo in New Mexico

Durante la mattina completiamo il giro di Arches visitando la zona sud che se possibile è ancora più bella di quella visitata ieri. Soprattutto la Balanced Rock merita molti scatti fotografici.

Double Arch (Arches National Park, 2008)

Double Arch (Arches National Park, 2008)

Serena sotto Balanced Rock (Arches National Park, 2008)

Serena sotto Balanced Rock (Arches National Park, 2008)

Usciamo dal parco pienamente soddisfatti e diretti verso la Monument Valley. Lo scenario che la precede è favoloso, peccato che la Monument Valley vera e propria sia visitabile esclusivamente percorrendo una strada sterrata e dissestata che mette a dura prova i nostri nervi e le sospensioni della nostra auto. Abbiamo il forte sospetto che i nativi abbiano lasciato la strada in queste condizioni perché così è più “pittoresca” per i turisti, ma a noi sembra una pessima idea…
Ci dirigiamo verso Chinle che vorremmo utilizzare come base per la visita al Canyon de Chelly. Peccato che tutti gli alberghi (due) della zona siano pieni.

S: A proposito di inconvenienti causati dalle folle di turisti ad agosto…

F: Abbiamo notato che all’interno delle riserve indiane l’offerta delle strutture turistiche cala vertiginosamente.
Non resta che cercare un posto per dormire: il più vicino (si fa per dire) lo troveremo a Gallup in New Mexico.
Abbiamo guidato non si sa quanto e ora abbiamo giusto la forza per cenare in un ristorante carino accanto al nostro Comfort Inn e andare a dormire. Domani dovremo rivedere il nostro itinerario.

Le Tre Sorelle (Monument Valley, 2008)

Le Tre Sorelle (Monument Valley, 2008)

06 agosto 2008 – Flagstaff, Arizona

F: Serena propone di saltare Canyon de Chelly e tirare dritti il più possibile verso Los Angeles. Stando un giorno in più del previsto potremo visitare il parco di Channel Islands.
Nel frattempo faremo tappa a Flagstaff dove contiamo di fare il bucato e comprare qualcosa. Ma prima di arrivare qui ci fermiamo a visitare l’impressionante cratere scavato dal meteorite caduto 50.000 anni fa in Arizona. Un posto davvero incredibile con tanto di museo astronomico annesso.

S: È incredibile come il cratere si sia conservato perfettamente, mi chiedo se le pareti non siano state ripulite dalla vegetazione eventualmente cresciuta nel corso del tempo. O se invece davvero lì non cresca nulla.

F: Arriviamo a Flagstaff verso mezzogiorno e troviamo alloggio al Travel Inn, un motel piuttosto carino proprio sulla Route 66. Qui ci dedichiamo, come previsto, al bucato.
Ci voleva proprio una giornata rilassante senza dover correre a destra e a sinistra per vedere cose. Ci facciamo con tutta calma un giro per i centri commerciali della città, compriamo qualcosa da scaldarci al microonde stasera per cena e poi ci facciamo un bel giro da Barnes & Nobles proprio vicino al nostro motel.

S: Le librerie Barnes & Nobles sono meravigliose. In una cittadina come Flagstaff non mi aspettavo di trovarne una così bella. O forse Flagstaff è una città più importante di quello che io penso.

F: In stanza, prima di andare a dormire, prenotiamo le prossime tappe a L.A.: Disneyland e Hollywood.

07 agosto 2008 – Disneyland

F: Sono necessarie quasi sette ore di guida e un bel po’ di confusione sul mostruoso nodo autostradale di L.A. per arrivare al nostro Jolly Roger Inn a dieci minuti di cammino da Disneyland.
Non c’è fila per fare i biglietti (sono le due del pomeriggio), in compenso dentro c’è una bolgia pazzesca.
Passiamo l’intera giornata facendo file, non solo per salire sulle attrazioni ma anche semplicemente per prendere un gelato o andare al bagno. La sera faremo difficoltà anche a trovare posto per cenare perché perfino i ristoranti fuori dal parco hanno una lista d’attesa.
A parte questo Disneyland è divertente, ma ha davvero poco di più rispetto a Eurodisney. Mi aspettavo di più.

S: Anch’io… 😦 Ma era un dovuto omaggio da compiere. Non capisco quelli che si fanno il pass annuale però.

F: Ceniamo in un fast food cinese della catena Panda e poi andiamo a dormire.

08 agosto 2008 – Hollywood

F: Ci spostiamo dal Jolly Roger di Disneyland al Ramada Inn vicino Hollywood (a Burbank per la precisione). Arriviamo dopo un’ora circa di guida nel traffico. La stanza non è ancora pronta così decidiamo di andare subìto a esplorare Hollywood.
Ci affidiamo a un tour organizzato che si rivelerà una mezza fregatura (troppo lungo, guida incomprensibile a causa di microfono gracchiante, bus scomodo).
Comunque: vediamo la celeberrima scritta Hollywood sul monte. Alcuni studios e luoghi famosi nonché le case delle star a Beverly Hills. Ci facciamo anche un giretto a piedi per conto nostro fino al Chinese Theater e al Kodak Theater.

Una collina qualunque nei dintorni di Los Angeles (2008)

Una collina qualunque nei dintorni di Los Angeles (2008)

S: Anche se il tour e le cose viste non ci hanno entusiasmati comunque anche questo era un dovuto tributo da rendere a Los Angeles, che tutto sommato si è rivelata una città al di sotto delle nostre aspettative. Al confronto meglio San Francisco.

F: Alle 4 del pomeriggio siamo pronti per tornare in albergo. Piscina, passeggiata nei dintorni e cena nel ristorante interno.

09 agosto 2008 – Channel Islands National Park

F: Dopo aver fatto colazione in albergo con alcune cose comprate ieri sera in un drugstore montiamo sulla nostra Toyota e ci facciamo un’ora di guida verso Ventura, a sud di Santa Barbara. Oggi infatti visiteremo le Channel Islands e proprio da Ventura (sede del visitor center del parco) partono i traghetti.
È una bella giornata di sole, a parte la pellicola di smog che avvolge perennemente Los Angeles e dà a ogni cosa una luce irreale.

S: Questa escursione l’ho molto temuta perché immaginavo la folla in attesa di imbarcarsi, credevo che non saremmo riusciti a fare nulla se non innervosirci nel traffico. E invece è andato tutto bene.

F: Sulla costa del pacifico tira un vento freddo che non scoraggia tuttavia la gente del posto. Fanno il bagno in mare, girano in costume. Noi siamo abituati ad altre temperature quando andiamo in spiaggia d’estate.
La crociera lunga che tocca tutte e tre le isole oggi non c’è. Ripieghiamo su uno short trip che ci porterà all’isola di Santa Cruz.
La traversata in motonave su un’acqua non proprio tranquilla si rivelerà divertente e anche il paesaggio che ci attende all’attracco merita.

S: Come ogni volta che faccio una traversata in barca anche oggi mi chiedo come è possibile che ci sia gente che preferisce la montagna…

Isla de Santa Cruz (Channel Island National Park, 2008)

Isla de Santa Cruz (Channel Island National Park, 2008)

F: Santa Cruz è una vasta isola principalmente desertica con scogliere a picco su un oceano limpidissimo e stormi di gabbiani e cormorani che volano tra le calette.
Dopo uno spuntino nell’area pic nic affrontiamo il primo dei diversi sentieri per escursionisti offerti dall’isola. Alla fine ne completeremo uno e mezzo.
L’idea di prendere il sole o di fare un bagno viene scartata per via delle basse temperature e per il fatto che ormai è tardi, ma ci voleva proprio questa giornata di pace e natura dopo il delirio di folla degli ultimi due giorni.
Si rientra a Ventura che assomiglia terribilmente alle località turistiche delle spiagge italiane. Negozietti con souvenir a forma di barche o conchiglie, ristoranti di pesce. Noi ceniamo in un ottimo sushi restaurant al porto.

S: Ventura, almeno la zona del porto, si è rivelato un posto molto carino e tranquillo. Ancora una volta qualcosa che non mi aspettavo.

10 agosto 2008 – Downtown L.A.

F: Oggi finalmente possiamo dedicarci al “centro storico” di Los Angeles dopo tutti i dintorni visitati in questi giorni.
Iniziamo proprio dalla cattedrale “vecchia” (1800 ca.) di Nostra Signora degli Angeli, anche se partecipiamo poi alla messa che si terrà nella cattedrale nuova poco distante. Funzione come al solito organizzatissima con un coro spettacolare.

S: Un’ottima omelia e una chiesa in stile contemporaneo ma ben pensata. Un’ottima impressione in generale.

F: Il nostro giro prosegue poi per il centro: Plaza California, la Walt Disney Music Hall, il Grand Central Market, Pershing Square. Ma c’è poco da fare: L.A. non ci dice granché: non ha il fascino di New York né la bellezza trasognata di San Francisco.

Walt Disney Music Hall (Los Angeles, 2008)

Walt Disney Music Hall (Los Angeles, 2008)

La downtown alterna isolati da quartiere malfamato a alberghi di lusso e grattacieli. Arriviamo fino a Little Tokyo dove, paradossalmente, fatichiamo per trovare un ristorante giapponese aperto. Comunque poi riusciamo a pranzare a base di sashimi e soba noodle.
Rientriamo alla base e decidiamo di passare al cinema quest’ultimo pomeriggio del nostro viaggio: “the mummy” al multisala vicino al nostro albergo. Poi cena in un fast food, sempre in zona.

11 agosto 2008 – Decollando da L.A.

F: Lasciamo l’albergo con tutta calma e arriviamo all’aeroporto internazionale di Los Angeles dopo circa 40 min.
Riconsegnamo la fedele Toyota all’Avis e con lo shuttle raggiungiamo il terminal. Veniamo messi in stand-by. C’è ancora un po’ di tempo così andiamo a pranzo nel terminal accanto.
Un’ora prima della partenza ci assegnano i posti. Si decolla…

12 agosto 2008 – Atterrando a Roma

F: Ed eccoci di nuovo a casa.

S: Io sono un po’ frastornata. L’anno prossimo quindici giorni alla Pensione Miralago…

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